Una storia d’amore nata in fondo al mare
Montalcino è una storia d’amore lunga e complicata. Per tanti anni dopo il diploma da Sommelier ho continuato a rimandare l’approccio e l’approfondimento: troppo importante, troppo famoso, non mi sentivo mai pronta! Era un po’ come l’attore del cuore, la rockstar inaccessibile, lo scrittore inarrivabile da contemplare da lontano con quella sorta di timore reverenziale che ti fa venire un nodo in gola e le farfalle nello stomaco. E così ad ogni Vinitaly passavo tra gli stand come una groupie in adorazione, ma non ho mai osato assaggiare nulla finché un giorno…




La mia ispirazione è stata Valentina Di Carlo, talentuosissima Sommelier, wine writer e non solo. Avevo cominciato da poco la mia avventura social, anche qui dopo diversi anni di approfondimento sul campo, e timidamente cercavo ispirazione da chi il vino lo sapeva raccontare in maniera emozionale e coinvolgente, e lei in questo è davvero impareggiabile! Il caso ha voluto che il mio primo assaggio di Brunello di Montalcino fosse da un calice virtuale molto eloquente sia per etichetta che per annata: Il Marroneto 2010! Eccola la descrizione alla quale non ho saputo resistere:
“Mettere il naso nel calice e sentire l’essenza del Sangiovese, un Brunello con la carta d’identità inconfondibile, di quelli che “wow! ”
Il Marroneto
– Brunello di Montalcino DOCG 2010.
Rosso rubino con leggero riflesso granato. Profumi nitidi di amarena, incenso, bacche di ginepro, mora, tabacco, viola e rosa appassite, buccia di mandarino, cioccolato, eucalipto e note saline.
Al sorso avvolge in un abbraccio forte e sicuro ma senza eccedere, tannini finissimi e vivi, caldo ma non troppo, equilibrato e persistente. Giovane come deve essere. Questa è l’annata 2010, tutto al suo posto, in modo nitido ed in perfetto equilibrio.”
Ed è così che la voglia di Brunello è diventata irrefrenabile, incontenibile, ho chiesto il mio primo accredito stampa a Benvenuto Brunello e sono partita alla volta di Montalcino mezza febbricitante! Tutto lecito anni fa, qualche linea di febbre non era considerata nulla di letale!
Per i primi assaggi mi sono affidata a lei ovviamente, Valentina espertissima dal gusto impeccabile, e l’unico mio rammarico è stato solo quello di non essermi decisa prima! Il Brunello di Montalcino punta dritto al cuore, con una potentissima freccia forgiata da Cupido; il suo potere di seduzione è irresistibile, una profonda e voluttuosa carezza di velluto fatta di frutti rossi, spezie pregiate, erbe balsamiche, tanta cioccolata e infine aria di mare.
Ma che c’entra il mare con la Val d’Orcia? C’entra e anche tanto, non solo qui ma in gran parte della Toscana. Ed è stato proprio Alessandro Mori a raccontarmi tutta la storia della Val d’Orcia dal mesozoico in poi! Il caso difatti ha voluto che Il Marroneto fosse anche la mia prima visita in Cantina. Un viaggio lungo milioni di anni, che comincia sul fondo del mare fino ad arrivare qui poco sotto le mura di Montalcino, passando per i sumeri, gli ittiti, i greci gli etruschi, i romani e tanto altro ancora.
Il concetto di “milioni di anni fa” sfiora quello dell’infinito ed è davvero poco comprensibile alla mente cognitiva, finché non ti ritrovi con una enorme conchiglia fossile tra le mani, trovata nei vigneti sottostanti, e il fondo del mare di milioni di anni fa lo vedi con i tuoi occhi e lo tocchi con le tue mani! E’ molto più che emozionante! È assolutamente mistico, un vero brivido primordiale!
Dal mesozoico ai giorni nostri è stato un attimo nel tempo smisurato dell’universo. Un attimo durante il quale il vino qui è sempre stato prodotto come testimoniano i ritrovamenti archeologici nelle numerose tombe etrusche della zona, alcune delle quali rimangono segreti inesplorati custoditi dai vigneti di Sangiovese. E questo Sangiovese vinificato in purezza, che deve tanto all’impegno e alla passione della Famiglia Biondi Santi che di fatto lo ha “inventato” così come lo conosciamo oggi. E’ stato il primo vino ad essere insignito della DOCG nel 1980 con decreto del Presidente Sandro Pertini, insieme al suo Nobile fratello di Montepulciano.
Attenzione ad andare a Montalcino però, perché con le sue meravigliose Cantine, il panorama mozzafiato, il suggestivo borgo medievale e le innumerevoli enoteche dove potrete dare sfogo alla vostra voglia di Brunello e non solo, l’incantesimo di cui rimarrete vittime è pressoché impossibile da spezzare. La dipendenza da Montalcino genera violente crisi di astinenza che, in un periodo come questo, diventano difficilissime da gestire!
Vi sveglierete in piena notte in preda al desiderio di abbracciare la Quercia di Sanlorenzo. Tornerete a casa dopo una faticosa giornata di lavoro stanchi ed infreddoliti e non potrete fare a meno di sognare il tepore del camino di Terre Nere.
Anche nei vostri momenti più belli indugerete comunque nel ricordo della calorosa e generosa accoglienza di Alessandro Mori, e diventerete malinconici al pensiero di non poter godere del panorama mozzafiato della terrazza di Mastrojanni.
Penserete con nostalgia alle disquisizioni sui tappi intrattenute con altri produttori da Casanova di Neri, e vi si chiuderà lo stomaco dalla tristezza quando ricorderete le belle cene da Casanuova delle Cerbaie dopo gli emozionanti assaggi di botte.
Vi sembrerà di sentire il fragore dell’oceano primordiale ogni qual volta vi torneranno in mente le conchiglie fossili di Baricci, o il vento tra i capelli quando ripenserete al giro in vigna in jeep insieme a Lorenzo Pacenti.
Questo è solo un piccolo assaggio di quello che vi aspetta, perché ogni volta che tornerete, e tornerete spesso, si aggiungeranno nuove Cantine, nuovi ricordi e nuovi Amici. E non potrete più fare a meno di continuare a tornare a trovare ognuno di loro! Finche il tempo non sarà mai abbastanza! E allora penserete che l’unico rimedio sia mollare tutto e andare a vivere lì dove avete lasciato per sempre un pezzo fondamentale del vostro cuore.
Poi comincerete a trattare con Tommaso Squarcia per affittare una stanza a Castello Tricerchi così magari la prossima vendemmia da Ciacci Piccolomini d’Aragona non dovrete viverla per interposta persona attraverso le foto dal campo che affettuosamente si ricorda di mandarvi il caro Paolo Bianchini. Questa è Montalcino e la magia dei suoi protagonisti, poi non mi venite a dire che non vi avevo avvertiti!
Scrivo questo articolo alla vigilia di Benvenuto Brunello 2021 in una inconsueta versione Off. Ventiinque partecipanti opportunamente distanziati in altrettanti tavoli allestiti per l’occasione sempre nel Chiostro di Sant’Agostino. Sarà surreale entrare, sedersi e cominciare la degustazione in silenzio quando per me i primi 45 minuti erano ormai di saluti, abbracci e racconti.
Ma, con tutti i limiti del caso, il Consorzio è stato in grado di organizzare una edizione che non poteva davvero mancare data l’eccezionalità dell’annata 2016, ma anche della 2015 con la presentazione delle Riserve. Per non dimenticare la 2019 con il meraviglioso Rosso, annata che aspetto con trepidante anticipazione data la grandiosità degli assaggi già cominciati a Gennaio 2020. Un segnale forte che il Consorzio ha saputo dare in un momento in cui abbiamo tutti bisogno di ricominciare ad avere una prospettiva di normalità, ricordando a tutti che
finché c’è Vino c’è speranza!
sei riuscita a fare una sintesi perfetta e illuminante tessendo le lodi a Montalcino e al suo Brunello come merita.
L’infinito in un passo direbbe Jovanotti, milioni di anni in un calice diciamo noi amanti del vino.
Complimenti!