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Che c’entra il vino con la Persistenza della memoria di Salvador Dalì? C’entra eccome! Come ci insegna Naso D-Vino nella sua bella storia ispirata da un favoloso Villa di Capezzana 1931.

Nel pensare a come elaborare questo mio articolo che, partendo dal vino che vi racconterò, mi ha ispirato una riflessione sulla memoria olfattiva, mi sono tornati in mente sia il quadro che l’articolo e allora voglio cominciare da qui.

In questo quadro surreale, ogni orologio segna ore diverse e quindi si può immaginare rappresentino la relatività della percezione del tempo per ognuno di noi. Questo concetto può essere esteso a tutte le nostre percezioni, ognuno di noi reagisce in maniera personale alle sollecitazioni sensoriali.

Un paio di settimane fa Thomas, meglio conosciuto come Hipster_wine, mi ha invitata a partecipare a una diretta Instagram durante la quale ognuno degli ospiti presentava un vino di sua scelta, raccontando brevemente le proprie sensazioni.  Per l’occasione ho aperto una bottiglia che conservavo da qualche anno e che morivo dalla voglia di assaggiare. Dono di un caro amico, direttamente dalla Cantina, in realtà le bottiglie in origine erano due: della prima, aperta almeno due anni fa ricordo di aver pensato che con qualche altro anno di affinamento sarebbe stata in grado di sorprendere ancor di più.

Ma eccolo ve lo presento il Trebulanum 2011 della Cantina Alois un Casavecchia di Pontelatone DOC – a dire il vero il mio era ancora un Terre del Volturno IGT poiché la DOC è arrivata proprio nel 2011. Figlio dell’Alto Casertano, il Casavecchia è un vitigno molto singolare che ha un legame fortissimo con la sua terra come pochi altri: non vuole stare da nessun’altra parte! Accomunato allo stesso destino di tanti autoctoni rari, dopo la devastazione della fillossera era quasi completamente scomparso. Tra mito e leggenda la storia vuole che ne siano stati rinvenuti alcuni ceppi all’interno di un rudere romano, ‘a casa vecchia appunto, e da li il suo nome e il graduale recupero.

Col Casavecchia non può essere altro che una storia d’amore, perché è un vitigno mediamente meno vigoroso rispetto a quelli della zona, e poco produttivo, per cui l’impegno che ne deriva non avrebbe senso se non si fosse inclini a produrre vini di grande qualità e finezza. Qui vale senz’altro la regola del poco ma buono.

Ma torniamo a noi adesso, a quella magia che si sprigiona da un calice di vino, capace di trasportarci in un attimo nei luoghi della memoria, nei nostri posti del cuore come è capitato anche con questo Trebulanum. Timido e schivo all’inizio, improvvisamente è esploso in un fragrante tripudio di intensi profumi di fiori, di quelli che riempiono l’aria nelle calde giornate estive e che mi inebriano sempre quando passeggio tra gli oleandri lungo i viottoli che portano al mare. Eccola la mia “dominante olfattiva”, ed è quello che più mi stupisce di un buon vino ogni volta, questa capacità di giocare con la mia memoria olfattiva andando ben oltre il riconoscimento dei sentori del bouquet e portanomi in un luogo e in un momento preciso, dove spesso non sono sola. In questi tempi di isolamento forzato non è una cosa da poco conto!

E il sorso inequivocabile mi riporta a lei, Talita, una delle Donne del vino del mio cuore! Infaticabile Ambasciatrice del suo amato territorio dove tutto è relativamente in salita perché, a torto, non è tra gli areali più conosciuti della Campania. Talita, che ogni anno al Vinitaly mi abbraccia sempre come se stesse aspettando solo me, e nel suo stand, tra terra, vino, taralli, formaggi e altre amenità, mi fa sentire come se fossi a casa sua, o mia non fa alcuna differenza. Quando parla della sua Terra le brillano gli occhi! Quella Terra che l’anno scorso ha addirittura portato con sé! È lì che crescono insieme al Casavecchia i miei adorati Pallagrello Bianco e Pallagrello Nero recuperati non troppo tempo fa dai produttori della zona, e che regalano grandi emozioni specie a chi ama ritrovare il racconto del territorio in un calice di vino.

Ogni anno trovo i vini di Alois sempre più fini e godibili, e ogni anno mi dicono sempre che è merito delle viti che cominciano ad avere una certa età! Facciamo finta che sia solo questo, e che amore, dedizione e la mano sempre più esperta giochino solo un ruolo marginale! Come sarebbe stato quest’anno posso solo immaginarlo purtroppo, ma ci rifaremo! Altro che se ci rifaremo! Ad maiora!

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