La Regina Bianca nel Senzatempo

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Un invito all’Anteprima della Vernaccia di San Gimignano non è un invito qualunque ma deve essere considerato come un vero e proprio invito a corte. Perché la Vernaccia di San Gimignano è una vera e propria Regina, e sebbene venga definita come la Regina Bianca di Toscana nella terra dei Re Rossi, questa definizione a parer mio non è calzante, le sta troppo stretta! Lei è La Regina Bianca, punto e basta. Regna da oltre dieci secoli incontrastata, e come tutti i secolari Regni che si rispettino, ha vissuto periodi di fulgido splendore alternati a tempi bui e difficili dai quali è risorta sempre a testa alta, uguale a sé stessa sebbene ogni volta arricchita di nuova luce e di un rinnovato splendore. La Regina Bianca nel Senzatempo, ecco come mi piace chiamarla. E non poteva certo farsi piegare dal malefico Covid-19, sicché anche Lei ha organizzato una bellissima Anteprima 2021 con il supporto di tutti i suoi amati cortigiani, perché questa Anteprima è stata resa possibile grazie al coinvolgimento di tutta la Città di San Gimignano.

In questa Domenica di Maggio, in un’alternanza di sole e nubi, l’aria che si respira qui è a dir poco elettrizzante! Sono felice! Le vie sono piene di gente che passeggia gioiosa e sorridente! Siamo ancora tutti imbavagliati, ma si spera ancora per poco. I sorrisi sono negli occhi, negli sguardi, e sono i sorrisi più belli, che non si possono simulare. Mi perdo tra la folla e nei miei pensieri, nulla a che vedere con la triste desolazione della mia ultima visita, quando si era in zona arancione e la Regina con i suoi Cortigiani era rinchiusa nel suo austero isolamento. Arrivo trafelata alla Rocca di Montestaffoli, sono in ritardo ma poco importa perché mi sono stati accordati due turni di degustazione. Voglio godermela con calma e concentrazione la mia udienza Reale!

San Gimignano, con le sue torri e i suoi vigneti, può essere considerata una vera e propria “isola interna” come la definisce Mario Soldati nel suo Vino al Vino:

un unicum dei territori, dove si produce un unicum dei vini: la Vernaccia di San Gimignano…

Anche per questo vino, bianco e secchissimo, fresco e profumato, esistono citazioni letterarie, le patenti della sua nobiltà.”

E sebbene la più prestigiosa sia quella di Dante, che la cita nella Divina Commedia, la mia preferita però resta quella di Michelangelo Buonarroti junior:

“… Alla nobile terra alta e turrita / del bel San Gimignano facemmo gita … / … Vernaccia, / cha danno a bere a chiunque vi giunge / che bacia, lecca, morde, e picca e punge

e questo giudizio organolettico, che il Soldati cita e sottoscrive nel 1968, coincide sorprendentemente con il mio! Ma c’è un’altra affermazione di Soldati sulla quale non possiamo che essere tutti d’accordo:

Non esiste in Italia niente di simile. Paragonandolo a tutti gli altri nostri bianchi, stupisce

Nobile, Ribelle, ci hanno provato in tanti a “catalogarla” ma lei rifugge ogni analogia, ogni paragone perché la verità è che non ce ne sono. Una Femmina cresciuta tra i maschi, bella ma di una bellezza vera, autentica, particolare, al di fuori dei canoni convenzionali e per questo inimitabile e indimenticabile. Decisa ma con eleganza, forte ma con compostezza, autorevole ma mai dispotica, piena ma mai opulenta, la 𝙑𝙚𝙧𝙣𝙖𝙘𝙘𝙞𝙖 𝙙𝙞 𝙎𝙖𝙣 𝙂𝙞𝙢𝙞𝙜𝙣𝙖𝙣𝙤 ti chiede di guardarla dritta negli occhi e guai a chi abbassa lo sguardo!
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Si conferma in splendida forma anche nell’annata 2020 che non delude, tutt’altro! La degustazione dell’annata esprime e scandisce in maniera didascalica la sua doppia anima, con interpretazioni in purezza molto legate alla tradizione, sapide, dai profumi variegati e inconfondibili che spaziano tra la frutta esotica e le erbe di campo impreziosite da eleganti note minerali, ma anche interpretazioni un po’ più contemporanee, fresche, immediate, seducenti e che scivolano via senza la pretesa di possedere un grande potenziale di invecchiamento. In questo modo la Regina, con magnanimità ed equilibrio, rende tutti contenti: gli amanti della tradizione e della Vernaccia rigorosa e un po’ più “complicata” se volete, così come quelli che preferiscono gustarla giovane, immediata e sbarazzina. Insomma, ce n’è per tutti i gusti, ma sempre con grande charm, equilibrio e tipicità.

Io sono una inguaribile romantica, amante della tradizione, che vi devo dire! Per cui è facile indovinare che, tra le 2020, mi abbia colpita particolarmente Casa Lucii, perché riesce a portare nel calice la vera essenza di questo vitigno, e di questo grande vino, con un naso didascalico, intenso e di grande eleganza, e un sorso fresco, sapido, immediato, leggiadro e piacevolissimo; e sono pronta a scommettere anche sul suo potenziale di invecchiamento.  È quella che a mio parere ha saputo ricomporre le due anime della sua Regina in un “unicum” che mette tutti d’accordo. Stessa cosa si può dire di La Lastra, per la quale mi sento di aggiungere che l’ho trovata perfetta, senza la più piccola sbavatura o asperità, sia al naso che al sorso. E la chiudo qui, perché non è mia abitudine stilare la classifica dei miei migliori assaggi, anche perché in questa occasione di assaggi di livello ce ne sono stati tanti; in estrema sintesi, con l’annata 2020, al di là delle single etichette, non potete sbagliare!

Sono diverse le aziende che quest’anno hanno presentato l’annata 2019 e non la 2020, e non solo nella versione Riserva; qui siamo maggiormente orientati verso interpretazioni più tradizionali che hanno il tempo come loro principale alleato, con bottiglie che richiedono un affinamento più lungo come si addice ai grandi vini, nonché attimi preziosi per distendersi nel calice, per aprirsi e svelarsi in tutta la loro ricchezza e complessità. In cuor mio ho ringraziato ancora una volta il Consorzio per avermi accordato due turni, perché oltre ad avere abbastanza tempo da concedere ad ogni calice, mi sono divertita ad assaggiare diverse etichette in più riprese, cambiando gli schieramenti di ogni batteria. È stata una interessante partita a scacchi, con qualche inaspettato colpo di scena e una grande conferma: Assola, la Riserva 2019 di Tenuta Montagnani che esordisce con il nuovo brand Terre di Sovernaja, l’antico nome dei terreni dove oggi sorge l’azienda, come riportato nel catasto Leopoldino.

Esattamente come l’anno scorso, questa bottiglia mi ha riportata al mare in compagnia di un delizioso vassoio di ostriche. La sua bella nota iodata, le delicate sensazioni floreali di sambuco e ginestra, i ricami di erbe aromatiche come l’aneto, il finocchio selvatico, e infine quel delizioso tocco di anice su sottofondo di frutta bianca e tropicale, fanno immediatamente pensare all’estate! Il sorso è sapido, pieno, intenso, davvero bello! La spiccata mineralità è una prerogativa della Vernaccia e non è un caso che si trovi nella sua anima anche il magico soffio della brezza marina; San Gimignano, oggi “isola interna”, in un antichissimo passato di milioni di anni fa doveva essere una piccola isoletta lambita dal mare primordiale, come testimoniano le meravigliose conchiglie fossili che potete ammirare da Cesani, e già che ci siete approfittatene per farvi versare un calice di Sanice Riserva 2018.

Un ultimo plauso e un grazie di cuore al Consorzio del Vino Vernaccia di San Gimignano per l’organizzazione impeccabile e la squisita ospitalità. A presto, e si spera senza bavaglio!

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