Amo le visite in cantina, le passeggiate in vigna, le degustazioni dalle botti e dai tini di fermentazione, le mini-verticali che fanno capire sia l’evoluzione del vino che la differenza tra le diverse annate. Là dove tutto nasce, qualsiasi cosa ha un sapore diverso. I profumi e le sensazioni sono amplificati da quelli del territorio. Territorialità, quella parola che tutti usiamo e forse abusiamo, qui la respirate, la percepite, la masticate, la toccate con mano.
Amo tutto questo delle visite in cantina, ma ancor di più amo andare a lezione da chi di vino ne sa tanto e veramente! Da chi ci mette il lavoro vero, lacrime, sudore e sangue, e prende lezioni a sua volta da Madre Natura, che a volte è benevola e a volte maledetta, ma in ogni caso insegna sempre qualche cosa!




A volte può sembrare che non presto attenzione, scatto foto, osservo, annuso, abbraccio gli alberi e mi lascio distrarre da mille cose, perché resto sempre un po’ bimba e guardo tutto come se fosse la prima volta! Ma ascolto e assorbo tutto, anche quando sembro distratta, proprio come i bimbi!
Luciano Ciolfi non ha bisogno di presentazioni e a Sanlorenzo di cose ce ne ha insegnate tante!
Il vino nasce in vigna, un’altra espressione usata e abusata. Quello che non sapevo però è che nelle gemme di quest’anno ci sono già anche i frutti dell’anno successivo. Le vigne circondate dal bosco declinano dolcemente verso valle. Sabbia, argilla e galestro, tanto galestro! Raccolgo una zolla, la studio attentamente, l’annuso e mi viene voglia di morderla come facevano i monaci cistercensi. Temo, anzi sono sicura, che Luciano mi prenda per matta e così lascio scivolare la terra tra le dita in un’ultima delicata carezza. Ebbene sì, qui ci ho già lasciato un pezzo di cuore e non siamo nemmeno ancora entrati in cantina.
Abbraccio la meravigliosa quercia, il cuore batte sempre più forte ed entriamo.




Non c’è mai un piano preciso quando si visita una cantina, si va a braccio ed è il padrone di casa che decide cosa fare. Dobbiamo averlo conquistato davvero il padrone di casa, perché ci ha fatto assaggiare praticamente tutto! Dal “Atto a diventare Brunello 2019” fino alla riserva 2016 che verrà imbottigliata la prossima estate, passando dal rosato ottenuto dal salasso del rosso. Luciano ci ha anche fatto capire come lavorano le diverse botti sulla stessa annata facendoci assaggiare una botte con qualche anno e poi una di primo passaggio. Incredibilmente didattico, e quante sono le scelte da fare in vigna e poi in cantina! E Luciano a quanto pare sceglie bene, perché il suo vino è davvero poesia liquida.
L’ultima vendemmia 2019, atto a diventare Brunello in uscita nel 2024, ha da poco svolto la malolattica; il frutto è molto croccante ma è già lì. Il “sangiovetico” tannino è molto aggressivo, come è giusto che sia, ma è tutt’altro che scorbutico. La bella freschezza gli dona una immediatezza che già conquista. Molto lontano dall’ essere un Brunello, questo 2019 volendo lo si può già bere e con grande godimento oserei dire!





Il rosato da salasso, parliamone! Ma parliamone tanto! Perché più che “materiale di scarto” qui mi viene in mente la famosa costola di Adamo, perché questo Sangiovese è Donna pur restando Sangiovese! Un rosato con i muscoli sinuosi e allungati di una ballerina, agile, leggiadro, inebriante, voluttuoso! Ed è solo all’inizio perché questo è un altro assaggio di botte. E poi c’è lei, la botte in fondo a destra, quella che mi sarei portata a casa tutta intera e vi giuro che sarei capace di finirla! È la Riserva 2016 che riposa tranquilla e beata e che ha raggiunto uno stato di grazia e un livello di perfezione che ritroveremo solo dopo qualche anno dall’imbottigliamento previsto a fine di questa estate. Perché l’imbottigliamento è un trauma che scombussola un po’ tutto! Voi riuscirete ad aspettare fino al 2022, ma per me che l’ho già assaggiato sarebbe una attesa davvero struggente, ed è per questo che ho prenotato un altro assaggio e tornerò a trovare Luciano ad Agosto!
P.S. … poi ci sono tornata per ben tre volte!