Articolo di Luca Brandini

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Finalmente, dopo 2 anni che lo corteggiavo, inseguivo e sognavo sono riuscito a partecipare per la prima volta a Benvenuto Brunello 2020! E posso ritenermi molto soddisfatto dell’esordio vista l’annata in corso di presentazione, la tanto attesa e osannata 2015.

Arrivo presto a Montalcino, con l’obiettivo di poter usufruire di tutto il tempo possibile per gli assaggi e portare un saluto agli amici presenti alla manifestazione, e cosi, una volta entrato e procuratomi il bicchiere, lo sfodero senza indugi e comincio la maratona…

Prima di soffermarsi sugli assaggi però, volevo fare una piccola riflessione sulle mie personalissime impressioni generali in merito alla manifestazione nel suo complesso.        Anzitutto vorrei complimentarmi con il Consorzio del Brunello di Montalcino per l’organizzazione impeccabile e per la bella location, il Chiostro del Museo e complesso di Sant’Agostino.

Altro aspetto che mi ha fatto veramente tanto piacere, è stata la grande presenza di giovani, sia lato espositori sia lato visitatori; questo aspetto personalmente lo ritengo un vero e proprio balzo in avanti in questo mondo, molto spesso attaccato con le unghie a vecchi dogmi, presenziato per lo più da persone mature che rinnegano l’esuberanza e la voglia di fare dei giovani.

Personalmente ritengo che la strada del successo, in tutti i campi, sia la simbiosi e una visione di intenti tra diverse generazioni, ognuna delle quali apporta quel qualcosa in più andando così ad integrare aspetti carenti di una o l’altra parte, formando un mix di sicuro successo. Così come nello sport si cerca di formare squadre promiscue che spesso risultano le più efficaci e vincenti, anche nel lavoro e nello specifico nel mondo del vino deve essere la strada da perseguire per il successo delle singole realtà e di intere denominazioni.

Per quel che può contare la mia personalissima visione, ritengo che qui a Montalcino sia stata imboccata la strada giusta: ho visto molta coesione tra produttori, si respirava un clima sereno, di festa e non è emersa la minima frizione, ed anzi, gli stessi produttori si consigliavano a vicenda sui vini da assaggiare!

Ma spostiamo l’attenzione su un’analisi complessiva dal lato qualitativo: la 2015 si conferma una gran bella annata per la Toscana e in particolar modo per Montalcino, che veniva da un’annata difficile, la 2014, fin troppo bistrattata per i miei gusti. Semplicemente è stata un’annata lontana dai canoni classici, molto piovosa, che ha portato a vini molto scarichi dal punto di vista della struttura, molto freschi e immediati, ma di innegabile eleganza.

“Una buona o grande annata la si può definire tale solo se esistono anche annate minori, come ad esempio la 2014, altrimenti su quale metro di giudizio si potrebbe definire tale una grande annata??”

Ma torniamo a noi, stavamo dicendo della 2015, annata che portava con sé grandissime aspettative (forse anche fin troppe), attesissima dal mercato, e anche da noi semplici appassionati. Tutti avevamo già avuto modo di assaggiare vini di altre denominazioni dell’annata 2015, l’impressione sull’annata era già stata molto positiva, ma forse la denominazione più attesa in Toscana era proprio quella del Brunello, che poteva essere una sorta di spartiacque: o una definitiva conferma o una rivalutazione complessiva sull’annata. Per me è stata la conferma definitiva che la 2015 è sicuramente una delle migliori annate degli ultimi anni, con grandi picchi qualitativi ma in linea di massima con una grande e interessantissima qualità media generale.

Mi vorrei riagganciare proprio a quest’ultimo punto, e concludere le impressioni generali su questo Benvenuto Brunello confermando proprio la presenza di una qualità media veramente elevata, partendo dai rossi, passando dai Brunello “base” arrivando alle selezioni.

La direzione che ha imboccato Montalcino alla ricerca dell’espressione massima del Sangiovese (Grosso) e di questo territorio mi garba parecchio! Si stà andando verso la valorizzazione di singoli Cru o Vigneti, ritenuti i migliori all’interno del patrimonio vitato di ogni singola azienda, e assaggiandone qualcuno quà e là, ho trovato espressioni di Sangiovese veramente ma veramente particolari e identitarie.

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Durante la giornata ho assaggiato veramente tanti vini, ognuno con il suo stile e la sua interpretazione, dai più tradizionali, ai più moderni, dai più austeri, ai più piacioni, dalle grandi alle piccole realtà, il re indiscusse di tutti questi assaggi è stato lui, il vitigno principe della Toscana, il Sangiovese.

In questo articolo non andrò a fare una classifica degli assaggi o ad attribuire punteggi più o meno attendibili e di natura personale ai vini, lascio libera interpretazione e piena discrezionalità all’attribuzione di punteggi e redazione di classifiche, ma andrò a soffermarmi solamente su 2 assaggi in particolare, su 2 aziende, che probabilmente ai più saranno sconosciute, che escono un pò dai soliti noti, e che mi sono rimaste particolarmente impresse.

La prima azienda in questione è Albatreti, debutta sul mercato solo nel 2009, con le prime bottiglie. Piccolissima azienda di appena 5 Ht con una produzione di circa 8000 bottiglie annue tra Rosso e Brunello di Montalcino, condotta da Gaetano Salvioni, Ilcinese appartenente a una delle famiglie ben note nella produzione di Brunello.     Per Gaetano la produzione di vino è per lo più un Hobby, cui dedica il tempo libero dalla sua attività principale, è un imprenditore. La cosa che più mi ha impressionato è la cifra stilistica dei suoi vini, molto tradizionali nello stile, estremamente precisi, verticali e con una bella acidità che fanno presagire un grande potenziale di invecchiamento.

La secondo azienda invece è Armilla, debutta sul mercato nel 1997. Altra piccolissima azienda di circa 4/5 Ht, nasce grazie a Silverio Marchetti, ed oggi è condotta dai figli e i nipoti, portando avanti il sogno di Silverio. Questi vini mi hanno particolarmente colpito per l’estrema bevibilità, per la bella interpretazione, un’interpretazione che definirei “sincera e semplice” del territorio e del vitigno.

Insomma, viva la Toscana, viva Montalcino e viva il Sangiovese!

Autore: Luca Brandini