L’evento che non c’era
La Campania, del vino dell’arte e della buona cucina, con i suoi paesaggi mozzafiato e la sua calorosa accoglienza, per me è sempre stata una cosa ovvia, così ovvia che pensavo lo fosse per tutti! Sono cresciuta qui, nei Campi Flegrei, tra questi profumi, questi sapori e questi colori, con il mare di fronte e l’isola d’Ischia che la toccavo con un dito dal balcone. Capo Miseno era la nostra meta tutte le volte che si marinava la scuola, e il primo bagno della stagione era sempre a marzo e rigorosamente in biancheria intima! Eravamo così, giovani e spensierati, non c’era nessuna malizia nello spogliarsi davanti ai compagni di classe, solo tanta voglia di tuffarsi finalmente tra le onde, quando l’acqua era ancora ghiacciata e solo per i più coraggiosi, ma noi lo eravamo tutti!
Il Castello di Baia, che oggi ospita un bellissimo museo con i numerosi reperti recuperati dalla città sommersa, la stupefacente Atlantide del Mediterraneo gioia degli appassionati di immersioni subacquee, era solo per noi all’epoca; ospitava il nostro circolo di canoa e solo noi eravamo autorizzati ad entrare per caricare le imbarcazioni in spalla e scendere giù, fino alla spiaggia da dove si partiva ad esplorare la costa. Poi toccava anche risalire con le canoe in spalla, ma eravamo giovani, con la gioia negli occhi e l’entusiasmo nel cuore che la fatica si finiva per non sentirla mai! La Piscina Mirabilis, beh quella non ve la racconto nemmeno perché è indescrivibile, andate a visitarla! È l’ottava meraviglia del mondo! Positano era esattamente come la vedete oggi, con la sola differenza che il mondo ancora non lo sapeva e con poche lire ogni anno si poteva rinnovare il guardaroba estivo fatto di “pezze” e di fiori.
Potrei andare avanti all’infinito, perché la concentrazione di meraviglie in questa terra Antica, Nobile, Sacra, Unica, Bellissima, è incommensurabile! Per noi era tutto normale, faceva parte della nostra quotidianità, ma mi rendo conto adesso che invece non lo era per nulla! Era tutto straordinario e noi, che guardavamo l’isola di Capri dalle finestre del liceo, eravamo dei privilegiati! E se è vero che la bellezza è anche negli occhi di chi guarda, con Campania.Wine, per una volta, gli occhi puntati su questa meravigliosa regione sono stati davvero tanti.
“La grande storia del vino in Italia nasce qui in Campania, su queste colline, tra questi monti vulcanici e a tratti dolomitici, in queste caldere, in mezzo a questo mare. Ed è una storia gloriosa e bellissima! Era qui, dal porto di Napoli che le bottiglie più pregiate del mondo prendevano il largo verso le Corti di Regni lontani, dove il buon vino non doveva mai mancare sulle tavole dell’aristocrazia. Dai tempi di Roma antica e per diversi secoli, tra mito e leggenda, la Campania è stata consacrata a Bacco come nessun’ altra terra. Ma i tempi cambiano, l’arte del vino viene esportata in tutto l’Impero, e come nelle migliori famiglie, qua e là i discepoli cominciarono a superare i maestri, la Campania perde per tanto, troppo tempo il suo primato e tutto il resto è storia, compresa la devastazione della Fillossera.”
È da questa premessa, tratta da un mio precedente articolo che potete trovare qui, (MIO e non del giornalista che me lo ha copiato) che bisogna partire per comprendere la storia millenaria di questa grande terra del vino, con i suoi 100 e rotti autoctoni, sulla quale si sono accesi i riflettori il 22 e 23 Maggio scorso con i 5 Consorzi di Tutela del vino, Irpinia, Sannio, Vesuvio, Salerno e Caserta, riuniti attorno ad una sola parola: Sostenibilità. Termine molto in voga ultimamente per tutta una serie di motivi, non sempre condividibili, e che a volte viene utilizzato con un significato che di fatto non gli appartiene, per cui un rapido ripasso sulla sua definizione corretta qui ci torna utile:
“Condizione di un modello di sviluppo in grado di assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri.”
È fondamentale spostare il focus sulle generazioni future perché il problema è tutto loro, non del Pianeta. Quante volte avete sentito dire che bisogna lasciare il Pianeta alle generazioni future quando il problema semmai è esattamene l’inverso! Il Pianeta esiste da almeno 4,4 miliardi di anni, è sopravvissuto a cataclismi, tsunami, glaciazioni, asteroidi killer, e sopravviverà anche a noi che siamo qui solo da 2 milioni di anni, molto di meno se vogliamo considerare la data di inizio dalle prime forme di civiltà, e che i danni ambientali con i quali ci troviamo a dover fare i conti oggi li abbiamo fatti tutti negli ultimi 100 anni! E quindi, quando in alcune sedi sento dire che investire in sostenibilità è necessario perché ce lo chiede la Generazione Z, i così detti “Digital Natives”, teenagers veloci, consapevoli ed ecologisti che costituiranno a breve il cliente finale, quello che spende i soldi per capirci, molto esigente e sensibile al tema, credo che non abbiamo capito nulla se ancora una volta ci facciamo muovere esclusivamente da motivazioni economiche e allora forse meritiamo l’estinzione.
Ma per fortuna non è questo il messaggio che è arrivato da Campania.Wine, tutt’altro! Qui c’è la Campania che ama la Campania, che capisce che la logica degli interessi individuali e di nicchia sarà sempre perdente, e che dunque fa sistema, fa squadra con i Consorzi di Tutela che non possono che avere interessi e programmi comuni, e che si presentano finalmente come un organismo unico, il tutto condito con il Pomodorino del Piennolo! Perché i mercati richiedono volumi e qualità che forse neanche a livello regionale si riescono a mettere insieme, ed è per questo che bisogna saper comunicare e vendere il territorio tutto, salvaguardando al contempo quel caleidoscopio di differenze che costituiscono la nostra vera ricchezza.
A Campania. Wine è stata presentata una terra meravigliosa che si è voluta raccontare principalmente attraverso i suoi vini straordinari, con tante Cantine eccellenti a rappresentare il territorio tutto, più o meno, ma non solo! Master Class tra il Palazzo Reale e il Maschio Angioino con gli irresistibili Luciano Pignataro e Chiara Giorleo, laboratori di cucina, visite guidate ai siti d’arte e una gita a Procida, capitale della Cultura 2022, attraversando il Golfo di Napoli e quello di Pozzuoli, hanno contribuito a dispiegare una narrazione ricca, intensa, serrata, e piena di emozioni autentiche; un racconto concentrato in poco più di due giorni, ma che ha saputo stregare per sempre giornalisti, blogger, winelover, avventori e turisti da tutta Italia e non solo. Se questo è solo l’inizio credo fermamente che ciò che ho scoperto essere ovvio solo per chi, come me, qui ci è cresciuto, nel tempo lo sarà finalmente sempre di più anche al mondo intero! Una grande festa, dunque, con qualche sbavatura che ovviamente ci sta, ma tutto sommato possiamo affermare “Buona la Prima!” Avanti così Terra mia, e squadra che vince non si cambia, perché uniti si vince sempre!
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Sempre interessante leggerti! Hai un grande dono: l’ascolto. Bravissima