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Se vi dico di pensare ai grandi spumanti italiani, sicuramente vi verrà subito in mente la Franciacorta, ai più esigenti il Trento DOC, e ai più curiosi e appassionati che amano sperimentare, le innumerevoli bollicine alternative e divertenti che ormai si trovano in giro per l’Italia.

Adesso però chiudete gli occhi e pensate allo Champagne Italiano (il termine era consentito in passato), quello vero che riposa e affina per lunghi anni alla temperatura costante e naturale di 13 gradi ed al tasso di umidità perfetto, in un labirinto di gallerie scavate nella roccia che si intrecciano, si rincorrono, si incontrano e poi si separano. Qui il nome che viene in mente non può che essere uno solo: Contratto 1867

A Canelli, in Alta Langa, è stata scritta una pagina importante di storia d’Italia, anzi un capitolo intero, mi correggo facciamo un libro sul quale la parola FINE però non è ancora stata stampata. Ed è una storia intensa e avvincente, scritta da tante, tantissime mani a cominciare dalle 400 che si sono alternate in circa tre anni per scavare a colpi di piccone i 5.000 metri quadrati che oggi ospitano la storica Cantina. E come Michelangelo e Bernini, che vedevano chiaramente le figure intrappolate in un blocco di marmo e riuscivano a liberarle plasmando la materia, mi piace pensare che allo stesso modo Giuseppe Contratto sia riuscito ad avere una visione cristallina di quello che celava la collina di Canelli.

Ed è così che quest’uomo visionario realizza una imponente Cattedrale sotterranea, una vera e propria opera d’arte che oggi è patrimonio UNESCO.  Un monumento al coraggio, alla tenacia e alla voglia di creare qualcosa di grande, che va ben oltre l’intrinseco valore estetico fine a sé stesso, nato e alimentato da una idea ben precisa: la consapevolezza che in Italia si potesse fare Champagne, come e meglio dei cugini Francesi. Le premesse c’erano tutte e Giuseppe lo aveva capito, mancava solo la Cantina perfetta, o meglio c’era già e lui l’ha “semplicemente” tirata fuori dalla roccia.

Comincia così, alla fine dell’Ottocento, questa grande avventura tutta Italiana che porta con orgoglio in etichetta la dicitura Champagne, producendo nel 1919 il primo millesimato del Bel Paese, e dal 1920 una linea esclusiva a basso dosaggio per i Reali Inglesi. Squisitamente raffinate ed eleganti, scelte dai grandi della Terra, finanche dal Vaticano, le bollicine di Contratto hanno allietato le tavole, le feste e i brindisi di tutto il mondo per decenni. Qui nel silenzio della Cattedrale, mentre Fabio mi racconta questa storia fantastica, vedo scorrere le immagini scintillanti di un’epoca ormai lontana; tutto si anima improvvisamente intorno a me e mi ritrovo negli ambienti festosi e mondani de “Il Grande Gatsby” con Leonardo di Caprio che mi viene incontro con la sua bella coppa di Champagne che doveva senz’altro essere firmata Contratto 1867!

E proseguendo tra sogno e realtà ci ritroviamo davanti al meraviglioso poster pubblicitario, che rappresenta una donna gioiosa che volteggia sospesa nell’aria e che sorregge una gigantesca coppa traboccante di Champagne. Sebbene sia Art Déco degli anni 20, anzi ormai tocca precisare 1920! il vortice spazio-temporale che si apre qui mi porta un po’ più indietro nel tempo, all’epoca in cui cominciano ad essere rappresentati “…soggetti privati che sono molto più eroici di quelli pubblici. Lo spettacolo della vita alla moda e le migliaia di esseri […] di una grande città. […] La vita della nostra città […] piena di spunti poetici e meravigliosi: ne siamo avvolti, vi siamo immersi come in una meravigliosa atmosfera, ma non ce ne accorgiamo» (Charles Baudelaire)

E’ il mood dei quadri di un grandissimo artista, tremendamente anticonformista e squisitamente bohémienne: è il mood dei café-chantants di Toulouse-Lautrec dove lo Champagne scorreva libero e corroborante. È così che mi piace immaginare le meravigliose sale di degustazione di Contratto, piene di uomini audaci e di donne gioiose con i calici traboccanti di vibranti bollicine. È il mood di questi poster avveniristici, di Toulouse-Lautrec come di Contratto, in cui si evince chiaramente che nella pubblicità il saper comunicare per sollecitare è più importante che il rappresentare, perché se la rappresentazione è qualcosa che si fissa e si prospetta, la comunicazione invece si insinua e colpisce. Immagino sia per questo motivo che l’immagine sia stata scelta per le etichette dell’odierna linea di Metodo Classico, perché è questo il mood di Contratto 1867.

Ma torniamo alla nostra storia che purtroppo viene bruscamente interrotta dalla Seconda Guerra Mondiale che mette a dura prova l’economia a livello globale, specialmente per i settori in cui l’export ne costituiva una parte rilevante. L’azienda accantona quasi completamente la sua vera anima Champagnista, prediligendo la produzione di vini fermi. Il sogno di Giuseppe Contratto sembra svanire, nel frattempo nasce la Franciacorta che ruba definitivamente la scena all’Alta Langa… ma non può finire così vi starete dicendo!

Assolutamente no! E su questo siamo tutti d’accordo, specialmente Giorgio Rivetti che nel 2011 rileva Contratto e si mette immediatamente al lavoro con la sua squadra sceltissima per rispolverare il grande sogno di Giuseppe e riportare l’azienda al suo antico e scintillante splendore fatto di milioni di bollicine. Le scelte sono chiare e inequivocabili: solo metodo classico, solo millesimati, e solo dosaggio zero. Nessuna scorciatoia sulla strada dell’eccellenza dunque, e un solo obiettivo: restituire all’Alta Langa e a questa grande firma un posto importante nel panorama della spumantizzazione Italiana e non solo.

Ci riusciranno? Secondo me sì. Ci riusciranno perché, insieme all’azienda, Rivetti ha comprato una grande storia d’amore che continua nelle mani devote ed esperte di Mauro Ferrero. Memoria storica e deus ex machina della Cattedrale, lavora per Contratto dal 1978 quando incominciò la sua formazione di champagnista. Il remuage delle 150.000 bottiglie che vengono prodotte ogni anno viene fatto rigorosamente a mano da lui; ognuna dei 2 milioni di bottiglie che riposano in questo momento in cantina è stata ruotata per 18 volte con la precisione millimetrica che consente di compiere il giro completo al ritmo di 300 bottiglie al minuto!

E veniamo allo Champagne, pardon il Metodo Classico, perdonerete il lapsus freudiano! Il corredo aromatico fine, complesso e intenso è quello delle bollicine d’autore, consacrate dalla meravigliosa nota ossidativa che impreziosisce il naso di ogni assaggio con delicate sfumature di miele di castagno. È la firma inequivocabile che ho ritrovato dal Millesimato 2014 alla Riserva Special Cuvée 2010, passando per il meraviglioso Blanc de Noir “For England”.

Coerenza gusto-olfattiva da manuale, freschezza tagliente ma mai estrema, equilibrio perfetto che solo il tempo sa regalare alle grandi bottiglie, e la carezza cremosa delle bollicine in soluzione che seduce e conquista in maniera totale e definitiva. Al blind tasting questo è senza ombra di dubbio Champagne.

Questa è la storia di Contratto 1867, una storia di coraggio, orgoglio e amore che ha rischiato di essere dimenticata. Raccontatela allora anche voi questa bella storia tutta Italiana, riscopritela stappando e brindando con queste bollicine che non hanno niente da invidiare al primato indiscusso dei cugini Francesi, e peraltro hanno un rapporto qualità/prezzo incredibile! Ancor più in questo particolare momento storico, ripartiamo dal made in Italy, ripartiamo dall’Alta Langa! Ripartiamo da Contratto 1867!

E per ultimo inserite questa meravigliosa Cattedrale della spumantizzazione d’autore tra le vostre prossime mete turistiche! Dopotutto l’UNESCO non sbaglia mai!

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