Una bottiglia più unica che rara questo Brunello di Montalcino DOCG Il Marroneto 2003. Perché parlarne allora? In primo luogo, per condividere un’emozione, poi perché se doveste imbattervi in lei non esitereste ad aprila: ha davvero tanto da raccontare. Infine, per fornire qualche elemento utile agli appassionati di vecchie annate che ancora si interrogano sul potenziale di invecchiamento del Brunello.
Che il Brunello di Montalcino sia un vino longevo non si discute, e che questa fosse una bottiglia da aprire con almeno 12/24 ore di anticipo nemmeno, ma è stato un regalo estemporaneo di Alessandro Mori, deus ex machina de Il Marroneto, allo scorso Vinitaly. In questi casi si afferra l’attimo, e possibilmente anche la bottiglia, quando rotola inavvertitamente sul pavimento seminando il panico generale tra i numerosi ospiti presenti allo stand. Fortunatamente non si è rotta, altrimenti dubito sarei ancora qui a parlarne… (non è stata tutta colpa mia però, sappiatelo!)


Il Marroneto è una delle mie tappe ricorrenti a Montalcino, il suo fascino è irresistibile, impossibile ignorare il suo richiamo. E così si torna di sovente per rinnovare il legame con il posto, le persone e le cose che lo rendono così unico. Una visita ad Alessandro e al figlio Iacopo, che ormai lo affianca in qualsiasi cosa, è sempre un’esperienza intensa e didattica; con loro non ci si annoia mai e non si finisce mai di imparare. Ogni volta un nuovo bagno nella cultura, nella magia e nel misticismo di uno dei luoghi più iconici di Montalcino. Tra l’altro non si esce dai sacri spazi di cantina senza aver assaggiato ogni singola botte! Immaginate la mia gioia.
Ciò che mi colpì particolarmente la prima volta fu il profumo della Cantina che da allora è rimasto impresso e indelebile nella memoria. Ogni Cantina ha il suo profumo, di uva, di mosto e di vino. Dovunque resta nell’aria la parte degli Angeli a imperitura memoria di ogni vendemmia. Qui al Marroneto però è l’intensità che è letteralmente fuori scala. Sarà perché Alessandro travasa spesso i suoi vini, uno spettacolo al quale ho avuto la fortuna di partecipare una volta. In quell’occasione mi mise un calice in mano dicendo di fare da me. Non si esce dai sacri spazzi di cantina senza assaggiare tutte le botti, mai! E io ho eseguito gli ordini. Ho anche inavvertitamente rotto il calice alla fine, uno bellissimo Zalto, ma sono stata perdonata anche quella volta!



O forse sarà perché qui c’è il profumo dell’anima di ben 43 vendemmie con il primo Brunello targato 1980 e benedetto da due Maestri tanto immensi quanto silenziosi: Mario Cortevesio e Giulio Gambelli, scusate se è poco (ecco quello sarebbe un assaggio davvero incredibile). La parte degli Angeli che resta per sempre nel luogo di origine e pervade ogni cosa: le mura secolari, le sacre botti, l’aria, il gatto Macchia… e me! A distanza di anni ne avverto ancora il respiro, il profumo, il sapore. Ecco, la dominante olfattiva di questo Brunello 2003 è decisa e inequivocabile: profuma di Marroneto.



E man mano che la vita si risveglia dopo vent’anni e prende nuova forma nel calice, con movenze caute ed aggraziate, i profumi della Cantina cedono il passo a sensazioni più fresche e vivaci. I contorni degli spazi di fiera lentamente si dissolvono finché non resta altro che il muretto della Tenuta che si affaccia sul panorama mozzafiato della Val d’Orcia. Il tempo scorre a velocità incredibilmente accelerata: le stagioni cambiano repentinamente, e con loro le linee e i colori del paesaggio. Ognuna porta in dote un diverso scrigno di fragranze che riempiono l’aria e accarezzano i sensi. Li riconosco tutti questi profumi, ormai non si contano più le ore passate a chiacchierare su questo iconico muretto in ogni stagione dell’anno. Ogni volta con la meraviglia negli occhi e la gioia nel cuore.




Il ventaglio di sentori è straordinariamente ampio, la nitidezza dei profumi imbarazzante, il colore ancora brillante, la precisione del sorso davvero sconcertante. Immediate le note di macchia mediterranea, mirto e pepe bianco cha aprono la lunga parata aromatica, seguite a spron battuto da sentori di cioccolata, nocciole tostate e caffè. A questo punto il gioco è chiaro, conviene indugiare ancora un po’. Lui non si smentisce e tira fuori tabacco, liquirizia, cuoio, sottobosco e cardamomo. E ancora alloro, rosmarino e poi l’incanto dei fiori secchi qua e là, le rose e le violette, e in fondo al calice un raffinato tocco di cipria.
Tutto torna in un sorso che il tempo non è ancora riuscito ad assottigliare. Corposo, con tannini in uno stato di grazia assoluta, vellutati, carezzevoli, scorre libero e leggiadro come una carezza intensa e toccante. Palato dinamico, vivo, intenso, con evidente sapidità a sorreggere il sorso e ancora tanta freschezza. Infinito nella chiusura, lascia la bocca appagata e felice con la sua interminabile scia salmastra e di liquirizia.
Il Marroneto 2003 sfida il tempo e vince la partita a mani basse con un salto quantico di coscienza che lo porta nella sua dimensione ideale, dove il tempo non esiste più. Un elegante gentleman di vent’anni che sicuramente farà sorridere ancora tanto in futuro. Non vi è dubbio che sia longevo questo Brunello di Montalcino, però devo dire che qui e adesso è all’apice dell’espressività, con tratti di maturità e distensione che conferiscono grande fascino e leggerezza alla sua anima ancora tanto gagliarda. Chissà se avrò la fortuna di incontrarlo ancora in futuro!
Etichetta: Il Marroneto – Brunello di Montalcino DOCG 2003
Uve: 100% Sangiovese
Az. Agr. il Marroneto di Mori Alessandro
Località Madonna delle Grazie, 307 53024
Montalcino (SI) – Italia
ilmarroneto.com
© Riproduzione riservata
Se ti è piaciuto questo articolo condividilo e iscriviti al Blog per supportarci! Unisciti agli altri 1.185 follower e ricevi i nuovi contenuti direttamente nella tua mailbox. Grazie!